Cambia l’assetto del Gruppo PSA in Cina. E’ pronta una profonda riorganizzazione delle attività del conglomerato in Oriente, che secondo alcuni documenti raccolti dalla Reuters chiuderà due impianti nel paese. Sono attualmente quattro gli stabilimenti della holding in Cina, destinati dunque a diventare a metà. L’accordo raggiunto con Dongfeng Motor prevede inoltre il taglio di migliaia di posti di lavoro, con i dipendenti che non saranno presumibilmente reintegrati in altre sedi.
Una svolta che rappresenta l’ultimo tentativo dei francesi di rimettere in riga le operazioni in Cina. Sono stati già persi troppi fondi preziosi e nel primo semestre dell’anno, addirittura, le vendite sono calate del 60% in tutto il sud-est asiatico. Un crollo pazzesco ma che non riguarda solo PSA, in quanto sono 13 i mesi consecutivi in cui il mercato cinese chiude con il segno meno. Il negativo mensile è del 4,3%, con l’11,4 di contrazione fra gennaio e luglio.
Gruppo PSA in Cina – Che si fa adesso?
Per frenare le conseguenze dello sprofondamento, DPCA vorrebbe tagliare 3mila degli oltre 8.000 attualmente impiegati. Entro il 2022, ci si sbarazzerà di un altro migliaio di dipendenti.
Il sito di assemblaggio di Wuhan 1 è destinato ad essere riconvertito in un sito commerciale, come pattuito con il governo. Wuhan 2, invece, sarà direttamente venduto. Tutte le apparecchiature recuperate saranno poi trasferite a Wuhan 3.
Il riassetto riguarda anche la proposta al pubblico, che si aggiornerà con l’eliminazione dei modelli meno popolari e con la revisione di quelli, invece, molto venduti.
Questa manovra audace dovrebbe fornire a PSA le risorse necessarie per continuare ad operare sul mercato cinese evitando il ritiro ventilato nei mesi scorsi. Non viene però esclusa la possibilità di abbandonare la barca, lasciando così con un pugno di mosche in mano Dongfeng dopo 27 anni di onorata collaborazione. Tavares, secondo la Reuters, ci sta pensando in maniera molto concreta.